giovedì 22 maggio 2014

Maggio = Salone Internazionale del Libro, Torino (versione Bibliomania 4.0)

In Italia, Maggio è il mese dei libri – e non soltanto da quando è stato effettivamente istituito il Maggio dei Libri: Maggio è il mese del Salone Internazionale del Libro di Torino, l’evento col maggior numero di espositori e di incontri, oltre a una considerevole affluenza e a una copertura mediatica apprezzabile. Lo si ama, lo si disprezza, ma di certo non gli si può rimanere indifferenti. Personalmente, al quarto anno come visitatrice, posso dire di aver imparato ad amare ciò che c’è di bello e a evitare ciò che mi piace meno, rendendo la mia visita al Salone, di fatto, un bel momento pieno di entusiasmo e gioia. Senza contare che quest’anno ho potuto vivere un’esperienza molto particolare – ve ne parlerò più giù!

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Allo stesso tempo, però, è stato un Salone un po’ strano. Rispetto agli anni scorsi l’ho vissuto quasi più di fretta: c’erano così tante cose da fare, così tante persone da vedere, che il tempo è sembrato volare via e nella mia memoria è diventato, più che un flusso costante, un saltellare qua e là. Quest’anno, quindi, il resoconto sarà un po’ diverso dal solito, riadattato secondo l’esperienza di quest’anno (su misura, potremmo dire): signori e signore, vi presento l’elenco alfabetico omnicomprensivo del Salone 2014, edizione Bibliomania.
Amici
Quelli dell’università con cui sono arrivata, quelli che ho rivisto e abbracciato dopo tanto tempo, quelli che ho potuto finalmente incontrare dal vivo. Una montagna di persone cui avrei voluto dedicare più tempo, energie, abbracci. Saluto in particolare Marco, Sonia, Erica, Elisa, Lara, Maria, Federica, Nereia, Valentina, Elisabetta e le altre blogger che erano all’incontro. È stato un vero piacere potervi vedere, anche se per poco: prima o poi si organizzerà un caffè tranquillo e pieno di chiacchiere, promesso.
Buste distruggi-dita

Il dolce peso dei libri è sempre piacevole, ma le buste e i sacchetti forniti dalle case editrici sono spesso delle armi pronte a sfruttare la massa di carta che contengono per segare le dita e piagare i palmi con calli incurabili. Il prossimo anno mi porterò un pratico zaino.
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Case editrici (e Commesso carino)
Come sempre, c’erano tutte le più grandi, la maggior parte di quelle di media grandezza e un buon numero di piccoli editori.PicMonkey Collage Tralasciando i primi (difficilmente visito i loro stand, sono troppo affollati), ho notato una grande attenzione dei secondi nella cura dello stand, dall’arredamento alla disposizione dei libri, e per quel che ho visto anche i più piccoli, pur disponendo di spazi minimi, sono riusciti a trasmettere una buona impressione. Insomma, stand approvati!
Menzione d’onore per la bellezza dell’ambiente a ISBN, e/o, Iperborea, SUR; menzione d’onore per la gentilezza del personale a Jo March, Fazi, Voland, Hacca e Astoria.
Il commesso carino non vi dirò mai dov’era, ma ancora mi mangio le mani per non aver avuto il coraggio di chiedergli almeno come si chiamava.


Dolenti (gambe)
Dico sempre che vorrei fare tutti e cinque i giorni del Salone, ma a dire il vero non so fino a quando reggerebbero le mie gambe. La distanza tra un padiglione e l’altro sembra aumentare man mano che passano le ore e camminare diventa proporzionalmente più faticoso, pur indossando scarpe comode.
Emozione
Quando superi l’ingresso e ti ritrovi in quello che è il tuo mondo, in mezzo alle storie e a chi le ama quanto te, partecipando in modo attivo alla tua passione… L’emozione sale e fa sempre sorridere. I libri mi danno un senso d’appartenenza che non riesco mai a esprimere del tutto nel modo in cui vorrei.
File
Quest’anno ne ho fatta solo una, ma a dire il vero nel frattempo stavo pranzando, quindi più che una fila la chiamerei una pausa pranzo. Per quel che ho visto, comunque, mi sono sembrate nella norma rispetto a quella che è la media del Salone. Non mi sembra di aver notato file gargantuesche – ricordo ancora quella dell’anno scorso per Saviano – ma probabilmente è perché i personaggi più noti tendono a presenziare durante il fine settimana, e io sono andata di Venerdì.
Giovani, giovanissimi e meno giovani
Ovvero, le età dei presenti al Salone. Una media tra giovani miei coetanei, uomini e donne oscillanti tra i 30 e i 45, una marea di classi di bimbi piccolini (con maglietta/cappellino/tesserino di riconoscimento, a volte pure con la corda, tipo naufraghi nella tempesta) e una buona rappresentanza anche per l’età della ragione, nota anche come terza età. È bello che generazioni così diverse possano confrontarsi su un terreno comune.
Hashtag
v65oai7fxn47qv9nectxI social network ormai sono parte integrante di questi eventi e l’hashtag #SalTo14 era all’ordine del giorno, pronto a raccogliere i tweet di tutti i presenti e anche di chi, da casa, avrebbe voluto esserci. Personalmente non sono stata molto attiva quest’anno: ero talmente presa dal resto che mi sono proprio dimenticata di guardare il cellulare.



Istinto
Quello che ti spinge a guardare uno stand piuttosto che un altro, oppure che ti convince a dare un’occhiata ai libri portati da una casa editrice che non conosci, ma che ha un nome accattivante; una sensazione “di pancia”, come si suol dire, che ti convince della necessità di dare fiducia a qualcosa che ancora non conosci. Torino, in questo senso, è il luogo ideale: ci sono marchi, autori, libri che è improbabile trovare altrove e che potrebbero perdersi nel mare magnum editoriale. A volte si rischiano delle fregature; altre volte, però, si scopre la chicca che ripaga ogni precedente delusione. Al Salone (e anche durante le altre fiere) tendo a lasciarmi guidare più del solito dall’istinto!
Libri
Non credo proprio possa esserci un’altra parola per L in questo speciale alfabeto. Viva i libri!
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“Ooh, questo libro sembra davvero interessante!”
“Prendilo!”
“Non posso… ho speso tutto quello che mi ero portata dietro!”
“Ma sul serio?”
“Ehm… sì. Disponibilità pecuniaria pari a zero. Ah, il dolore! Il tormento! Come potrò guardare tutti questi libri e resistere?”
Tipico dialogo tra me e chiunque altro, esponenti delle case editrici compresi, dalle tre del pomeriggio in poi. Sì, ho una lieve vena drammatica e ogni tanto la sfogo parlando così… ma cercate di capirmi, ero in mezzo a un sacco di libri e mi era rimasto l’equivalente in monete di una bottiglietta d’acqua. L’anno prossimo dovrò trattenermi, o risparmiare di più nei mesi precedenti. Comunque ne è valsa la pena!
Orari
Tutto come programmato: sveglia alle 7,  arrivo al Lingotto tra le 11 e le 11.30, pranzo verso mezzogiorno, alle 13.30 momento moda quando sfrutto i servizi per cambiarmi e mettermi una camicia (capirete tutto alla prossima vocale), alle 14 l’incontro speciale (idem), alle 15.30 corsa verso lo spazio per il paese ospite (vedasi voce Vaticano) per l’incontro tra blogger organizzato da Maria, uscita dal Lingotto alle 18 circa (dal lato sbagliato – questo non era programmato), treno in partenza verso le 18.50, arrivo un paio d’ore dopo.
Ore 22: la sottoscritta è sotto le amate coperte e dorme come un ghiro.
Pausa
Momento necessario per non soccombere alla fatica (la voce Dolenti (gambe) e Buste distruggi-dita parlano da sé). Personalmente, la pausa migliore è stata quella presso lo stand del Libraccio: ho trovato uno sgabello girevole abbandonato in un angolo e me ne sono appropriata senza indugi. Mentre gli altri navigavano tra i libri, io mi godevo la visuale – i libri erano comunque lì di fianco – e riposavo i miei poveri arti.
Questo non lo conosco, questo com’è? E questo? Quello è bello, lo consiglio!”
Fraseggio tipico che intercorre tra due o più lettori; la conoscenza pregressa è gradita ma non necessaria, dato che anche gli sconosciuti si lanciano volentieri in consigli se gli viene data la possibilità di elargirli. Un altro dei motivi per cui amo il Salone.
Radio3
Senza Radio3 il Salone non è Salone! Le trasmissioni in diretta, in particolare Fahrenheit, sono sempre belle da ascoltare. Inoltre, sono un altro ottimo modo per mantenersi informati su quel che accade al Salone quando non è possibile andarci di persona.
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Sconti
Croce e delizia di tutti noi lettori, quest’anno gli sconti (presenti e assenti) hanno fatto discutere molto. Da parte mia, ho notato e apprezzato gli sconti della Fazi, che ogni giorno metteva al 50% un autore del proprio catalogo, il 3x2 di un paio di case editrici (al momento mi vengono in mente e/o e Jo March) e le iniziative particolari come lo sconto Iperborea disponibile a chi mostrava la propria tessera Ikea.
Tutti i miei acquisti (e i cataloghi, i segnalibri e le varie carinerie omaggio)
Il momento della verità. Il bottino finale di quest’anno ve lo mostro attraverso le copertine dei libri presi e una foto del consueto “ventaglio” di cataloghi, cartoline e oggetti vari.
                 Stoner - J. WilliamsLe mie condoglianze - D. M. CardosoUn certo tipo di intimità - J. AshworthEsc - AA.VV.
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Particolarmente accattivanti le cartoline Adelphi (le avrei volute tutte!) e quelle della Hacca, che oltretutto regalava anche un simpatico bracciale giallo fluo e forniva i libri acquistati in una busta protettiva, curata quanto le loro copertine (si intravede sotto il listino bordeaux dell’Adelphi – datomi da una gentilissima signorina dello stand).
Spero di potervi parlare presto e nel dettaglio anche dei libri: sono tutti e quattro titoli che non vedo l’ora di leggere! Stoner non ha bisogno di presentazioni, ESC è una raccolta di racconti promettente, Le mie condoglianze è della mia amatissima Cardoso e Un certo tipo di intimità sembra una di quelle storie che devi leggere tutto d’un fiato.
Un soffio tra le pagine
Ecco, ci siamo. Il misterioso incontro importante delle ore 14, quello per cui mi sono messa la camicia elegante. Ebbene, dovete sapere che nel mio piano di studi universitario c’è anche un Laboratorio di editoria, che io ho frequentato (con entusiasmo, ça va sans dir) e che ha portato all’effettiva stesura e pubblicazione di un libro, formato da diversi brevi saggi introduttivi su alcune opere scelte da noi studenti, legate in qualche modo al tema fornitoci: lo spirito. Ci siamo occupati di tutto, dalla copertina all’indice, con l’aiuto del nostro professore; è un lavoro di cui io sono molto fiera e sono certa sia così anche per i miei compagni di corso. Un soffio tra le pagine (questo è titolo) è il primo passo verso il nostro futuro.
Tuttavia, non ve ne parlo solo per godermi un momento di celebrazione personale, bensì perché questa nostra opera prima è stata presentata al Salone, in Sala Bianca, e tra i relatori c’ero anche io. È stato un momento pieno d’adrenalina ed emozione!
L’incontro è stato aperto dal mio professore, poi abbiamo continuato noi studenti, infine ha parlato Davide Rondoni (presente anche nell’antologia, dato che si parla del suo Hermann) che sembrava aver gradito molto il nostro lavoro.

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Insomma, è stato fantastico. Se ci penso mi viene di nuovo la tremarella per l’agitazione e un sorriso gigantesco per la felicità.
Vaticano
Non si può non fare cenno al paese ospite, che tanto ha fatto parlare di sé; tristemente, non ricordo una simile attenzione per i paesi ospitati in precedenza. Comunque, la Santa Sede ha portato nel Salone una cupola di libri e diversi manoscritti pregiati, che ho osservato con vero piacere: non si vede tutti i giorni un’illustrazione originale della Divina Commedia a opera di Botticelli! Anche i facsimili erano particolarmente belli a vedersi (d’altronde, si tratta pur sempre di copie della Bibbia Urbinate e del Canzoniere petrarchesco, per dire).
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Zzz… Buonanotte!
La mia giornata al Salone è stata stancante, bella, emozionante, piena di amici e libri. Non potevo chiedere di più. Quando la mia testa ha toccato il cuscino era piena solo di bei pensieri e di nuovi ricordi da conservare con cura.


E con questo, miei cari lettori e mie care lettrici, chiudo. Il Salone ci attende il prossimo Maggio; i miei nuovi post, esami permettendo, arriveranno molto prima.
Un abbraccio,
Cami

martedì 13 maggio 2014

Il seggio vacante–J.K. Rowling

Il seggio vacante - J. K. Rowling

Titolo:Il seggio vacante (originale: The Casual Vacancy)
Autore:Joanne K. Rowling

Anno:2012

Editore:Adriano Salani Editore
Traduzione:Silvia Piraccini
ISBN:978-88-6715-096-0

Pagine:
553

Trama:L’inaspettata morte di Barry Fairbrother, consigliere comunale di Pagford, porta grande scompiglio nella piccola comunità inglese. Mentre parte la campagna elettorale che vede fronteggiarsi personaggi noti e meno noti, rispettabili e meno rispettabili, molti degli abitanti dovranno finalmente affrontare le conseguenze dei segreti creati e nascosti nel corso degli anni.

È inutile ignorare l’elefante nella stanza, per dirla all’inglese, quindi tanto vale parlarne subito: sì, Il seggio vacante è il primo libro pubblicato da J.K. Rowling dopo la serie dedicata a Harry Potter, il cui successo è noto a chiunque viva sul pianeta Terra. In molti hanno giudicato Il seggio vacante senza fare riferimento al libro in sé e per sé, ma limitandosi a un confronto sterile con Harry Potter; oppure, peggio ancora, hanno criticato la Rowling per il suo desiderio di scrivere ancora, nonostante il successo già ottenuto.
Non entrerò nel merito del secondo punto, perché secondo me chi pensa una cosa del genere crede, evidentemente, che gli scrittori agiscano solo spinti dalla sete di successo e denaro – e magari ce n’è qualcuno che la pensa così, ma credo siano pochissimi, una netta minoranza – e non da una forte volontà interiore di prendere in mano la penna, o accendere il pc, e mettersi a scrivere (se possibile, su questo non c’è dubbio, col desiderio di riuscire anche a pagarci le bollette).
E non entrerò nemmeno nel merito del primo, perché sebbene un confronto sia necessario, dovuto oserei dire – come d’altronde è necessario e dovuto per ogni autore e per tutto il loro corpus di opere – credo che in troppi si siano lasciati acciecare dal sentimento d’affetto, quasi di possesso, che provano nei confronti di Harry Potter, qualcosa di difficilmente uguagliabile che ha spinto molti entusiasti del maghetto a bollare questa nuova fatica come inferiore a prescindere, come “troppo diverso da HP”. Grazie al cavolo, mi verrebbe da dire.
Dunque: non entrerò nel merito di nessuno dei due punti, perché questa recensione voglio dedicarla, in toto, a Il seggio vacante; e se ogni tanto farò un confronto con degli scritti precedenti, sarà solo per questioni riguardanti lo stile, o degli elementi narrativi tipici, come farei per qualsiasi altro autore.

D’altronde, in questo JKR non si smentisce e ci presenta un libro che si appoggia quasi totalmente sulle spalle dei suoi molti personaggi, caratterizzati con la bravura che, per me, ha sempre contraddistinto questa autrice. I suoi protagonisti sono realistici, vivi e sfaccettati: nessuno è del tutto buono o cattivo a prescindere e le loro azioni provocano sentimenti contrastanti nel lettore, che può viverle sia attraverso i loro occhi, sia mediante gli effetti che queste avranno sugli altri personaggi, in un’alternanza dei punti di vista che ho trovato ben gestita, sfruttando anche la diversa voce di chi è in quel momento sotto i riflettori, pur mantenendo la narrazione in terza persona.
È impossibile giudicare in maniera univoca i componenti di questo piccolo universo nascosto nella campagna inglese, ed è questo che rende la loro presenza concreta durante la lettura; ad esempio, Samantha Mollison può sembrare una donna frivola, poco attenta alla realtà che la circonda, ai bisogni degli altri, eppure scoprirà man mano un lato di sé inaspettato, dopo aver commesso molti errori. Oppure Stuart, ragazzino che avrei volentieri preso a schiaffi ma che capivo, per come ero io al liceo, per com’è una persona a me cara che me lo ricorda, nei lati buoni come in quelli cattivi; strafottente, intelligente, in equilibrio precario, ancora poco avvezzo alla parola “conseguenze”. L’unico che ho proprio fatto fatica a sopportare è stato Gavin: in certi momenti l’ho trovato sin spregevole. Eppure, anche lui alla fin fine è solo una persona come le altre, che avanza confuso e cerca di trovare una risposta – ennesimo esempio di come “l’occhio di bue” dell’autrice, spostandosi e illuminando di volta in volta diversi personaggi, possa rendere ambivalenti i sentimenti di chi legge.

È grazie a questo gruppo di personaggi che quello che parte come un romanzo sulla politica di un piccolo paese diventa un amalgama di voci, un’orchestra composta da strumenti non sempre in armonia; e il La, quindi, non è dato unicamente dall’eponimo posto vacante, ma anche (per qualcuno soprattutto) dalla dipartita di chi quel posto lo occupava, un fantasma che aleggia spesso tra le pagine del libro.
La morte di Barry Fairbrother, infatti, darà avvio a diverse reazioni a catena che, per la maggior parte, sveleranno in molti cittadini di Pagford un senso d’oppressione fino a quel momento sopito o comunque ben nascosto; molti tenteranno di disperderlo, sconfiggerlo con gesti di rivalsa magari poco eclatanti nel disegno generale, ma fondamentali nel piccolo della loro vita. Senza contare che l’effetto valanga è sempre in agguato, e un gesto innocuo può trasformarsi nel primo tassello di qualcosa di molto diverso, in positivo come in negativo.
Purtroppo, come sempre accade, solo la morte scuote abbastanza gli animi di chi rimane, tanto da avviare un cambiamento – e questo vale dalla prima all’ultima pagina del libro.
Più la fine si avvicina, più si crea una cappa d’angoscia difficile da ignorare. Succedono molte cose terribili in questo libro: avvenimenti plausibili, ma non per questo meno inaspettati, che l’autrice non evita e che descrive quando necessario. Credo sia per questo tipo di eventi che molti lettori hanno criticato aspramente questo libro: cosa che per me non ha molto senso, perché la droga, il sesso, la violenza (inflitta a sé e agli altri) sono tutte realtà - tristemente - quotidiane e la Rowling ne parla quando necessario, senza mai sfruttare l’elemento violento e senza indulgere in dettagli truculenti. Tra l’altro, anche a Hogwarts, specie negli ultimi libri, la violenza abbondava: meno esplorata dall’autrice, meno descritta forse, ma di certo non assente.

Per concludere, è giusto spendere un paio di parole riguardo allo stile dell’autrice, che è una versione un poco più matura di quello cui ci siamo affezionati nel corso degli anni: scorrevolissimo, personale e riconoscibile, non perde l’ironia e la capacità di creare pathos, entrambi quando necessario e senza mai eccedere. Non mi aspettavo niente di meno dalla Rowling, che ha una sua voce e, con tenacia, continua ad approfondirla e a scrivere, per la gioia mia e di chi segue la sua carriera augurandosi che sia lunga e proficua.


Voto:
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            8,5

 

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Krystal era passata lentamente da una classe all’altra come una capra che avanza nel corpo di un boa constrictor: visibilissima e disagevole per entrambe le parti.
  • Certe volte avrebbe voluto sgridare anche gli altri ragazzi, quelli che andavano da lei a scuola. Avrebbe voluto urlare: Devi accettare il fatto che esistono anche gli altri. Tu credi che la realtà si possa negoziare, credi di potercela imporre a tuo piacimento. E invece devi accettare il fatto che noi siamo reali quanto te; devi accettare il fatto di non essere Dio.
  • Allungò la mano sotto il piumone e prese quella di sua figlia. La sensazione di quel corpo caldo che lei casualmente aveva dato alla luce la fece piangere, in silenzio, ma con tanta violenza da scuotere il letto.
  • Cos’è l’amore, in fondo? […] Se qualcuno riempiva in te un vuoto e quando non c’era più il vuoto si riapriva, era amore?
  • Quella sera, per la prima volta, Tessa era convinta che fosse davvero una bugia, e anche che tutto quello che aveva fatto nella vita, pensando che fosse per il meglio, era stato solo cieco egoismo, che aveva causato solo confusione e disastri. Ma chi può tollerare di sapere quali stelle sono già morte? pensò, guardando il cielo notturno; c’è qualcuno al mondo che possa sopportare di sapere che lo sono tutte?

sabato 3 maggio 2014

Tre gradi (#10)

Buongiorno a tutti voi, lettori e lettrici!
Oggi torna la la mia amata rubrica Tre gradi che, con un paio di balzi, collega libri e autori che vorrei tanto leggere.

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PRIMO GRADO
Il libro che ho scelto è…

Cento poesie d'amore a Ladhawke - M. Mari

Cento poesie d’amore a Ladyhawke di Michele Mari
2007 – Einaudi

Esordio poetico di uno dei migliori scrittori italiani in circolazione, questo libro è un concentrato di contraddizioni. Colto e citazionistico, ma immediato alla lettura, autobiografico e «vero» nei contenuti. Romantico e sentimentale nella tonalità di fondo, ma attraversato da un'ironia che si incastona negli snodi strutturali del libro, oltre che nelle sue pieghe più visibili. Testimonianza di un'ossessione privata, ma anche lucida analisi dei mostri che possono dominare la mente dell'uomo.
Oltre al fascino che emana da questa sua anima doppia, il libro è coraggioso per il suo parlare d'amore, per affrontare in maniera esclusiva e totalizzante il più usurato dei temi. La sfida di Mari è stata quella di rivitalizzare una grande tradizione (latina, medievale e moderna) sopravvissuta ai giorni nostri soltanto in forme banalizzate. Il risultato è un canzoniere dell'amore impossibile e tormentato. Con tutte le nevrosi del mondo contemporaneo, con l'esemplarità e la stilizzazione di una storia senza luogo e senza tempo.

Perché è nella Lista dei Desideri? Perché non appena ho letto il titolo ho pensato a un amatissimo film della mia infanzia (Ladyhawke, appunto); e quando poi sono passata alla poesia in copertina, ho pensato a Pavese e sono stata irrimediabilmente attratta dalla conclusione “a sorpresa” di De Mari. Conoscevo l’autore solo come romanziere, ma non avevo (e ancora non ho, mannaggia a me) letto nulla di suo; ho scoperto di volerlo incontrare prima attraverso la sua poesia.

 

SECONDO GRADO
Mari, oltre che romanziere, poeta e filologo, è anche traduttore: per Rizzoli si è occupato, ad esempio, de L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson. La celeberrima storia di pirati è stata presa come spunto di partenza da un altro autore, che ha scelto un protagonista sui generis.

La vera storia del pirata Long John Silver - B. Larsson

La vera storia del pirata Long John Silver di Biörn Larsson
1998 – Iperborea (originale: Long John Silver - Den äventyrliga och sannfärdiga berättelsen om mitt liv och leverne som lyckoriddare och mänsklighetens fiende – 1995 – Norstedts)

Ci sono libri che danno pura gioia. È quel che capita con il romanzo di Larsson: ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell'infanzia, riscoprendo quella capacità di sognare che ci davano i porti affollati di vascelli, le taverne fumose, i tesori, gli arrembaggi, le tempeste improvvise e le insidie delle bonacce. Chi racconta in prima persona è Long John Silver, il terribile pirata con una gamba sola dell'"Isola del Tesoro", fatto sparire da Stevenson nel nulla per riapparirci ora vivo e ricco nel 1742 in Madagascar, intento a scrivere le sue memorie. E non è solo a quell'"e poi"? che ci veniva sempre da chiedere alla fine delle storie che risponde Larsson, è al prima, al durante, al dietro: com’era il mondo all’epoca della pirateria, i legami con il commercio ufficiale, la tratta degli schiavi, il contrabbando, le atroci condizioni dei marinai, i soprusi dei capitani, il codice egualitario dei pirati, le loro efferatezze e quelle contro cui si ribellavano, le motivazioni e le ingenuità dei grandi “gentiluomini di ventura”.

Perché è nella Lista dei Desideri? Da piccola L’isola del tesoro mi è piaciuto moltissimo: ho adorato solcare i mari e cercare il tesoro con Jim! Long John, poi, è un antagonista che non si dimentica. Sono curiosa di ritrovarlo in questo testo, senz’altro un po’ cambiato (ma non troppo, spero). E ammetto che una parte della mia fascinazione è data anche dalla copertina scelta da Iperborea, che è davvero bellissima.

 

TERZO GRADO
Larsson pubblicò il suo primo libro, una raccolta di racconti, nel 1980; quello stesso anno, il celeberrimo semiologo e autore Umberto Eco faceva parte della giuria della Mostra del cinema di Venezia. Eco ha scritto molto e uno dei suoi tanti contributi è presente nell’antologia che vi mostro qui sotto.

Libri e biblioteche - AA. VV.

Libri e biblioteche a cura di Luciano Canfora
2012 – Sellerio

Arroccato in un metaforico vascello uno straordinario libraio romano, che conosce come pochi la sua arte, sogna di raccogliere in un unico grande libro i frontespizi, gli «indirizzi» ai lettori, in breve la storia di alcuni grandi libri ai quali dobbiamo ciò che siamo. Anche i bibliofili sognano. Giovanni Tzetzes sognò un libro che non sapeva più rintracciare: lo sognò in fiamme. Ed il protagonista dell'Enfer du bibliophile di Asselineau, cioè Asselineau stesso, sogna, nell'ultimo capitolo dell'Enfer, che una banda di feroci librai, capeggiati da un demone, gli saccheggia, per puro vandalismo, i libri raccolti in una vita: «i libri cadevano come pioggia, si schiantavano nel selciato». Il sogno dei bibliotecarî invece più sereno: nulla più, nulla meno che fermare il tempo. Raccogliere libri e classificarli per futuri lettori che non conosceremo mai, che verranno (noi immaginiamo) secoli dopo di noi significa pensare che se non noi, almeno quello che a noi piacque leggere durerà sine die. In questo i bibliotecarî completano il mestiere degli storici: i quali ugualmente anche si illudono di fermare il tempo con l'antico ritrovato di fissare gli eventi sulla carta. Ma già perché letti da altri, i fatti, come del resto i libri, divengono altro. È il presente, o per meglio dire il presente di ogni generazione, che alla fine prevale. Libri e biblioteche ne sono l'alimento: in ogni momento uguale e diverso.

Perché è nella Lista dei Desideri? Soprattutto per l’argomento: una bibliofila come me non può che essere attirata da un volume dedicato a libri e biblioteche, no? Inoltre, i nomi coinvolti sono illustri e fidati: Canfora, il già citato Eco, il mio amatissimo Hugo… Non potevo proprio resistere.


Per questo appuntamento è tutto! Conoscete i libri di cui ho parlato? Li avete letti, o vorreste leggerli?

Vi auguro tante buone letture,


Cami