lunedì 23 giugno 2014

Chi Cerca… Trova! (#12)

Buongiorno lettori e lettrici!

Torna a farvi compagnia la rubrica che risponde alle domande poste al mare magnum della rete e che, in un modo o nell’altro, giungono a Bibliomania sotto forma di chiavi di ricerca. Per quest’oggi abbiamo domande interessanti, qualche richiesta simpatica e anche una domanda che riesce a far incontrare matematica e letteratura. Spero, come sempre, di aver risposto al meglio.

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1. arcipelago chloe dove viene nominato

640px-Archipiélago_de_Chiloé-blankUn arcipelago Chloe, a quanto ne so, non esiste; tuttavia, esiste l’arcipelago Chiloé, in Cile, che prende il nome dalla sua isola principale. Pare un posto molto caratteristico – date un’occhiata a queste foto! – e le sue chiese sono state nominate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Di queste isole parla Charles Darwin nel suo The Voyage of the Beagle, nei capitoli XIII e XIV: se vi interessa leggerlo, potete consultare una copia digitalizzata e scoprire quali furono le sue impressioni.
Non mi stupirei di scoprire che sono state citate anche da altri scrittori che si sono dedicati al Cile – come Luis Sepúlveda – ma non sono riuscita a trovarne traccia per ora e quindi non posso affermarlo con certezza.

2. diana croft moglie di uhlman

Diana Croft era una londinese che Uhlman conobbe durante il suo soggiorno a Tossa del Mar nel 1936; la raggiunse proprio a Londra, dopo svariate vicissitudini, povero in canna e senza parlare una parola d’inglese, ma questo non impedì alla coppia di sposarsi, due mesi dopo - il 4 Novembre 1936 - e questo nonostante il parere fortemente contrario dei genitori di lei. La Croft, infatti, proveniva da una famiglia di ottima estrazione sociale: il padre, Lord Henry Page Croft, Primo barone di Croft, era un politico piuttosto importante del partito conservatore e certamente un uomo che non le mandava a dire (se masticate un po’ di inglese potete leggere per credere).
La loro figlia nasce mentre Uhlman è internato sull’isola di Man, a causa della sua nazionalità straniera, durante la Seconda Guerra Mondiale. Una volta tornato, la loro unione durò, felicemente, per quasi 50 anni.

3. Marc Le Cannu

Marc Le Cannu è uno studioso francese su cui è davvero, davvero difficile trovare informazioni. Caro ricercatore, mi hai fatto faticare! È uno sforzo che ho fatto volentieri, comunque, sia perché scoprire cose nuove mi piace, sia perché Le Cannu è l’autore dell’introduzione della mia edizione de I Miserabili – e, dato che ormai mi conoscete, sapete quel che vuol dire per me.
Tutto quel che sono riuscita a scoprire è che è uno studioso di letteratura (in particolare ha scritto un libro sui romanzi erotici del ‘700 francese) e di storia dell’arte (direi soprattutto moderna, francese e italiana, e in parte contemporanea - da quel che riesco a capire dalla sua bibliografia, almeno).
So per certo che parla italiano, perché su YouTube si trova un video di un suo intervento – lui parla più o meno dal secondo minuto - presso la Fondazione Stelline (nel 1989); per il resto, ahimè, il vuoto. Prima o poi riuscirò a scoprire altro su di lui, promesso!

4. mondo d’inchiostro cornelia funke film

inkheart_xlgSì, da Cuore d’inchiostro hanno tratto un film. Purtroppo non mi ha soddisfatta granché e, per quanto mi riguarda, si salvano solo alcuni degli attori scelti: Paul Bettany come Dita di Polvere è perfetto, Helen Mirren come zia Elinor pure; Brendan Fraser interpreta il suo ruolo con la solita simpatia e Rafi Gavron è un buon Farid, così come Andy Serkis interpreta bene Capricorno (d’altronde, è un ottimo attore) pur essendo davvero diverso da come immaginavo fosse il personaggio.
In breve, mi è sembrato che la storia sia stata banalizzata. Ci sono anche un paio di cose che mi hanno infastidito, ma credo siano idiosincrasie mie e quindi non vi ammorberò qui lamentandomene (anche perché il post si allungherebbe inutilmente).
Comunque, il titolo ufficiale è Inkheart, in italiano ci hanno aggiunto un sottotitolo inutilmente lungo.
Il film non era andato molto bene al botteghino, quindi dubito metteranno in produzione il seguito, Veleno d’inchiostro.

5. leonie swann libri 2014

Che io sappia non ci sono uscite programmate per il 2014, ma potrei sbagliarmi; bisognerebbe chiedere a Bompiani, magari attraverso le loro pagine sui social (FacebookTwitter). Quelli usciti fino a ora sono già stati tradotti e si tratta di Glennkill e de Il lupo Garou.

6. chi sono gli autori di spongebob

L’autore (uno solo!) è Stephen Hillenburg, biologo e disegnatore, cui tutti noi vogliamo tanto, tanto bene.

7. traduzioni famose dr jekyll mr hyde

Ci sono stati diversi traduttori notabili per questo celeberrimo libro: i più noti sono senz’altro Oreste Del Buono, la coppia Fruttero & Lucentini e Attilio Brilli (sua è la traduzione della mia copia). Segnalo per completezza la prima traduzione, del 1928, a cura di Mario Malatesta (con un titolo diverso: L’uomo sdoppiato).
Se siete interessati a un elenco completo, vi consiglio di consultare la pagina dedicata nel Catalogo Vegetti.

8. il piano cartesiano nel : signore degli anelli

All’inizio vi ho scritto di una chiave di ricerca che univa matematica e letteratura; ovviamente, mi riferivo a questa. In tutta onestà, mi ha lasciata piuttosto perplessa. “Cosa mai starà cercando?” mi sono chiesta; non riuscivo proprio a venirne a capo. Ho deciso, quindi, di contattare qualcuno di decisamente più esperto di me in materia tolkeniana, ovvero Angie, la creatrice del blog Il portale segreto.
E la risposta che mi ha dato, dopo che le ho esposto i miei dubbi, è senz’altro la migliore che potesse fornirmi:

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Ringraziamo Alex, lo studente anglofono, per la soluzione meravigliosamente divertente e ringraziamo di nuovo Angie che è stata tanto gentile da aiutarmi. E attenti all’occhio di Sauron!

9. kùndera o kundèra?

Il fantastico sito Come si pronuncia dirime ogni dubbio e ci indirizza verso la prima possibilità (potete ascoltarlo qui). Stesso risultato (sempre meglio avere una conferma da un’ulteriore fonte) ci dà la pagina di Wikipedia, fornendo la versione in caratteri fonetici: [ˈkundɛra].

10. amleto e coleridge

… una storia d’amore.
Battutacce a parte, Coleridge in effetti ha dato una lettura complessivamente favorevole  dell’Amleto in un momento in cui la tradizione critica non l’apprezzava granché: certo, cominciava a essere rivalutato grazie alle riflessioni dei Romantici, assumendo i tratti dell’intellettuale ribelle contro un sistema politico marcio, ma sono sicuramente le riflessioni di Coleridge che l’hanno totalmente riabilitato. La sua lezione del 2 Gennaio 1812 è considerata fondamentale e spesso ristampata nelle edizioni inglesi del dramma.
Tuttavia, non dovete pensare che Amleto qui sia descritto solo in maniera positiva: il suo ritardo nell’agire viene analizzato proprio in questo periodo, sempre da Coleridge, e viene da lui riassunto nella tendenza del Nostro a pensare troppo, senza riuscire a decidersi. Viene anche discussa l’idea che Shakespeare volesse così includere una sorta di messaggio morale, uno stimolo ad agire senza crogiolarsi troppo nel pensiero, ma in tutta onestà non concordo granché con questa interpretazione.
Se volete saperne di più, comunque, si trova in commercio L’illusione drammatica . Lezioni su Shakespeare e altri testi sempre di Coleridge, a cura di Gabriele De Luca, che sembra molto promettente.

11. il perchè del titolo addio alle armi

A Farewell to Arms, titolo originale di Addio alle armi, è un verso di un sonetto di George Peele, scritto nel 1590, intitolato Polyhymnia. Hemingway aveva considerato altri titoli, tutti tratti da altre opere poetiche.
L’ho sempre trovato un titolo meraviglioso e un po’ mi ha sorpresa scoprire che, in effetti, è un prestito.

12. libri citati in la bambina che salvava i libri

Nel libro di Markus Zusak si citano molti titoli e quello che li rende piuttosto particolari è il fatto di essere, tutti, degli pseudobiblia: per stilare l’elenco mi sono affidata alla pagina creata sul blog sono solo libri (purtroppo non aggiornato da più di un anno). Tra l’altro, ho notato che tutti sono stati segnalati dall’infaticabile Phoebes, quindi colgo l’occasione per ringraziarla.

  • Colui che porta i sogni, autore sconosciuto
  • L'ultimo sconosciuto, autore sconosciuto
  • L'uomo che sovrasta, Max Vandenburg
  • La ladra di libri, Liesel Meminger
  • La scuotitrice di parole, Max Vandenburg
  • Manuale del necroforo. Guida in dodici lezioni per il perfetto necroforo. Pubblicato a cura dall’Associazione Cimiteriale Bavarese, autore sconosciuto
  • Un'alzata di spalle, autore sconosciuto

13. edizioni particolari del giovane holden salinger

Visto che il titolo nella chiave è in italiano, mi sono concentrata sulle edizioni nostrane – anche perché, a voler vedere quelle anglofone, rischieremmo di passare un mese solo su questa ricerca, vista la popolarità del libro.
Volendo evitare la prima, vera edizione – dal titolo Vita di un uomo, di pressoché nullo successo, per la traduzione di Jacopo Darca – la prima edizione einaudiana de Il giovane Holden ha la sua importanza non solo per il primato cronologico, ma anche per il contrasto nato tra l’autore (che non voleva immagini in copertina) e l’Einaudi (che invece decise altrimenti); una versione successiva presenta ancora un rettangolo azzurro, suppongo altrettanto sgradito all’autore; si passa quindi alla classica col rettangolo bianco, quindi alla copertina vuota ormai celeberrima; ma in tutte queste vesti è bene notare che il contenuto, invece, rimane inalterato. Questo non vale, al contrario, per l’edizione più recente, che abbandona la storica traduzione di Adriana Motti per affidarsi a quella di Matteo Colombo.

Il giovane Holden (2) - J.D. Salinger

Il giovane Holden (3) - J.D. Salinger

Il giovane Holden - J. D. Salinger

Il giovane Holden (4) - J.D. Salinger

14. last battle of icemark italiano

Caro ricercatore, tocchi un punto dolente. Temo proprio che dovremo abbandonare ogni speranza di vedere il terzo libro delle Cronache di Icemark in italiano; il secondo titolo da noi è uscito nel 2006, il terzo è stato pubblicato in lingua originale nel 2008 e visto che sono passati già sei anni dubito che la Fabbri riprenderà in mano questa serie. Un vero peccato, da piccola ho adorato i primi due libri della serie.

15. hai finito con i tuoi esami

AH! Ah ah! Ah. Ah.
No. Non finiranno mai. Mai.
Scusate, la sessione d’esami mi rende un po’ nervosa.


E con questo vi saluto; spero che stiate passando questo Giugno a crogiolarvi sotto il sole estivo (ogni riferimento al mio incarnato da mozzarella è puramente casuale).

Un abbraccio,

Cami

mercoledì 11 giugno 2014

Mini-recensioni: tre libri per un post (#10)

Buongiorno a tutti, lettori e lettrici!

Spero che questa prima settimana di Giugno l’abbiate trascorsa godendovi la bella stagione e leggendo un libro all’aperto. Io al momento sono sotto esami e quindi devo dedicarmi principalmente ai libri universitari, ma ogni tanto mi concedo una puntata in giardino per assorbire qualche raggio di sole e qualche pausa al computer, per dedicarmi un po’ a Bibliomania e leggere i post dei blog altrui.
Oggi vi parlerò di tre libri, molto diversi tra loro, che mi sono piaciuti; prima di lanciarci alla loro scoperta, però, annuncio un piccolo cambiamento che d’ora in poi caratterizzerà alcune delle recensioni. Voi sapete che, ogni tanto, alcuni autori e autrici mi contattano per chiedere se sono interessata a leggere i loro libri; ogni tanto, se non sono oberata dallo studio o dalle recensioni in arretrato e il libro sembra fare al caso mio, accetto. Ho sempre segnalato nelle recensioni se un libro mi era stato fornito dall’autore/autrice, tuttavia ho sempre trovato piuttosto macchinoso costruire il primo paragrafo delle mie recensioni attorno a questa precisazione. Quindi ho deciso di “rubare” un’idea molto semplice dei blog americani e apporre un disclaimer all’inizio della recensione – del genere “via il dente, via il dolore” – così da dedicare la recensione esclusivamente alla mia esperienza di lettura. Spero che apprezziate la modifica; fatemi sapere nei commenti che ne pensate (approvate? non approvate? cambiereste il contenuto dell’avviso? sono aperta a tutti i suggerimenti).

Bando alle ciance, passiamo a quel che davvero ci interessa: i libri!
Il primo che vi presento è Pecora nera di Georgette Heyer, una storia romantica ambientata nell’Inghilterra del periodo Regency.

Pecora nera - G. heyer

Pagine:281
Editore:Mondadori
Traduzione:Maria Giulia Castagnone
Anno:1966
ISBN:
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Trama:Miss Abigail Wendover è una giovane donna nubile vicina ai trent’anni – e quindi, per l’epoca, avviata alla zitellaggine; vive con la sorella a Bath e trascorre una vita tranquilla, condotta secondo senso del dovere, pur provando un intimo disprezzo per i luoghi comuni. Tuttavia, molte cose cambieranno quando la loro nipotina, l’ingenua Fanny, arriverà in città e rischiera di finire nelle grinfie di un cacciatore di dote; nel tentativo di dissuaderla da un matrimonio poco saggio, incrocerà la strada di un’inaspettata pecora nera che cambierà le certezze della buona società di Bath.

Georgette Heyer è un’autrice conosciuta e apprezzata soprattutto per i suoi romanzi ambientati durante il periodo Regency; ultimamente riportata in auge dalle ristampe portate avanti dall’Astoria, mi ha sempre incuriosita (anche grazie ai bei commenti di chi l’ammira, come la Leggivendola). Complice una sfida su Anobii e il desiderio di una lettura non troppo impegnativa, mi sono buttata su questo Pecora nera, sperando di trovare una storia divertente, frizzantina, abbastanza appassionante, adatta per farmi compagnia tra un libro da studiare e l’altro.
È stato esattamente quel che ho ottenuto e non posso che essere felice di aver finalmente approcciato l’opera della Heyer: è un libro che si legge d’un fiato, consci di quale sarà il probabile svolgimento dopo aver letto le prime venti pagine, ma non per questo meno curiosi di andare avanti e osservare il comportamento dei personaggi, le loro reazioni agli avvenimenti e lo svilupparsi delle relazioni tra loro, che sono sempre il lato più interessante dei romanzi d’epoca. Districarsi tra l’etichetta del tempo, le abitudini, i diritti e i doveri delle giovani donne del passato è interessante, a volte sorprendente, e seguire i rituali di corteggiamento d’allora ha un che di delizioso (anche se in certi frangenti questi stessi elementi mi fanno sentire grata di essere nata in un secolo in cui, single a quasi 22 anni, non rischio di essere definita zitella da nessuno e posso uscire sola, libera di fare ciò che mi va).
I protagonisti sono essenzialmente quattro: Mr Miles e Mr Stacy Calverleigh (rispettivamente zio e nipote) e Miss Abigail e Miss Fanny Wendover (di nuovo, zia e nipote). Ben caratterizzati, si muovono su poche coordinate - in certi frangenti un po’ convenzionali - ma ben delineate e a volte riservano qualche sorpresa, soprattutto Miles Calverleigh, il mio preferito tra loro. Lui è la pecora nera del titolo, allontanato dalla famiglia per uno scandalo poco chiaro e spedito in India, dove ha senz’altro vissuto molte vicende avventurose; nel corso del romanzo se ne parla spesso, si accenna a qualche dettaglio, ma ammetto che mi sarebbe piaciuto sentire più storie sul continente indiano raccontate direttamente da lui. Si differenzia subito per la sua tendenza a parlare chiaramente, per la patina rude che in realtà copre un animo con molte buone intenzioni e per la sua avversione nei confronti della ricercatezza: insomma, un “brutto ma buono” che conquista una certa Miss (e le lettrici) attraverso il carisma più che con modi raffinati o eleganza innata. Certo, è un po’ incline ai colpi di testa, ma d’altronde che eroe romantico sarebbe se non prendesse mai decisioni avventate?
Suo nipote Stacy, ahimè, è tutto il contrario. È veramente odioso e, potendo seguire il suo punto di vista di tanto in tanto, viene voglia di prenderlo a schiaffi.
Fanny, giovanissima fanciulla, è una qualunque adolescente con una lieve tendenza al melodramma: non mi è spiaciuta, ma nemmeno l’ho adorata. È perfetta, comunque, come rappresentazione della gioventù poco attenta alla realtà e troppo presa da quello che lei crede essere vero e che si rivela essere, essenzialmente, un parto della sua immaginazione facilmente malleabile.
Miss Abigail, invece, rappresenta un giusto mezzo tra la passione romantica e la razionalità spiccia: mi è piaciuta moltissimo e seguire il suo percorso verso la consapevolezza dei propri sentimenti è stato davvero appassionante. Non è una zitella acida (come vorrebbe lo stereotipo), ma una donna che sa quel che vuole, che sa quel che si merita e che, con la stessa pervicacia con cui affronta i propri doveri, non ha paura di agire per ottenere quel che considera giusto.
Insomma, grazie alle vicende di questi personaggi, tra balli, cavalcate nel parco, concerti e vita di società in quel di Bath, Pecora nera è una lettura veloce e appassionante, perfetta per sognare un po’ e vivere, per un giorno o due, nell’Inghilterra di primo Ottocento.

Voto:
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            7,5


Il secondo libro di cui vi parlerò è il quarto e ultimo capitolo della serie Deserto Rosso di Rita Carla Francesca Monticelli: Ritorno a casa. Mi raccomando, evitate di leggere la trama e la recensione se non volete spoiler sui primi tre libri! Ho cercato di evitarli, ma qualcuno potrebbe essere sfuggito. Se invece i tre precedenti li avete già letti e volete un’opinione su quest’ultimo capitolo, tranquilli, non rischiate alcuna anticipazione.

Ritorno a casa - R. C. F. Monticelli

Pagine:327
Editore:auto-pubblicato
Anno:2013
ISBN:978-13-0154-186-7

Trama:Hassan e Anna viaggiano verso casa, verso la Terra, ma non sono soli. Il pericolo che portano con sé sul pianeta madre è immenso e il loro collegamento con Melissa, a capo della sparuta popolazione marziana, li rende una minaccia invisibile per tutti e decisa a portare a termine il proprio intento. La popolazione terrestre, presa dalla frenesia per il ritorno degli astronauti, non può che gioire della ripresa dei programmi spaziali; tuttavia, c’è chi osserva e capisce che non tutto è come sembra… il pianeta azzurro e il pianeta rosso riusciranno a sopravvivere?

Libro ricevuto dall’autrice – questo non pregiudica l’integrità della mia opinione (giuro!)

Ho cominciato la lettura di quest’ultimo capitolo di Deserto rosso con la mente divisa tra curiosità entusiasta (“finalmente saprò come andrà a finire!”) e una sottile inquietudine (“oddio, scoprirò come andrà a finire, e potrebbe finire molto male”). Ho imparato ad apprezzare i personaggi di questa serie, Anna e Hassan su tutti, e vista la conclusione della terza parte ho capito che la Monticelli non esita, se necessario ai fini della storia, a mettere le sue creature di carta in situazioni spinose, cui non sempre riescono a sfuggire; il che rende la lettura più appassionante, perché rende le svolte della trama imprevedibili e sorprendente la corsa verso il finale, ma di certo non tranquillizza sulla sorte dei nostri astronauti.
Il ritorno a casa dei due sopravvissuti (o almeno, di quel che resta di loro) si segue con apprensione, timore per loro e per chi gli sta attorno, e a volte anche con qualche dubbio instillato dall’utilizzo di flashback ben calibrati all’interno della narrazione. I fili della storia si sbroglieranno solo nel finale e, nonostante siano molti e talvolta intricati, ho percepito una sorta di confusione solo in alcuni passaggi – niente, tuttavia, che abbia pregiudicato la lettura.
I personaggi si confermano come sfaccettati e interessanti, veri anche (e soprattutto) nei loro lati meno piacevoli. Finalmente sono riuscita ad apprezzare la forza interiore di Anna, che in quest’ultimo volume ha l’occasione di mostrarsi come mai prima; Hassan è rimasto il mio personaggio preferito tra tutti ed è quello che più mi ha fatta preoccupare nel corso delle pagine; Jan ha rivelato lati di sé che l’hanno reso più vivido, così come alcuni dei molti personaggi secondari che avranno il loro momento di gloria nel corso del viaggio verso il finale (come Kirsten, Renee Anders e Michael Gray). Molti dovranno affrontare scelte difficili e i loro dubbi, così come le loro difficoltà, sono resi efficacemente.
Un discorso a parte merita Melissa, che in quest’ultimo quarto prende veramente vita. Poter seguire la storia attraverso i suoi pensieri e le sue molteplici connessioni aggiunge una nuova profondità alla prospettiva del lettore e credo che la Monticelli abbia fatto la scelta giusta, inserendo anche il suo punto di vista attivo. Gli avvenimenti che riguardano lei e gli altri abitanti di Marte sono tanto interessanti quanto quelli che si susseguono sulla Terra, sia nelle scene d’azione che in quelle più riflessive.
Quel che più conta, però, è che il finale risulta molto soddisfacente: otteniamo le risposte ai nostri dubbi, alcuni misteri svelano retroscena interessanti (che potrebbero svilupparsi, ma che non risultano troppo “aperti” una volta finita la storia) e i personaggi prendono le ultime decisioni. Ce n’è solo una che non mi ha del tutto soddisfatta, ma solo perché a volte anche la fangirl che è in me vorrebbe qualche soddisfazione e lo strano triangolo che si è creato tra Anna-Jan-Hassan non si è risolto proprio come suddetta fangirl voleva. Tra l’altro, credo che questo sia uno dei pochissimi libri in cui il triangolo non mi ha fatto venire l’orticaria – il che è un mezzo miracolo di suo.
Mi sembra strano pensare che Deserto Rosso sia giunto alla sua conclusione. Per fortuna la Monticelli è un’autrice infaticabile e ha già dato notizie di nuovi libri legati a questo mondo fantascientifico che ha creato: io so già che non me li perderò.

Voto:
stellinestellinestelline
                8


Terzo e ultimo libro di oggi, una breve novelette dedicata a una serie che all’estero è stata molto apprezzata (mentre in Italia non è ho sentito parlare molto, correggetemi se sbaglio): si tratta de L’audizione, prequel di Seraphina di Rachel Hartman.

L'audizione (Seraphina) - R. Hartman

Pagine:15
Editore:Sperling & Kupfer
Traduzione:Valentina Zaffagnini
Anno:2012
ISBN:
978-88-7339-73-2

Trama:Il regno di Goredd vive in pace da quasi mezzo secolo; draghi e umani convivono pacificamente (o almeno così pare). Seraphina è una musicista dotata e allieva di Orma, che è anche il suo unico affetto ed è di natura, diciamo, particolare; è con lui che si presenta all’audizione per ottenere il posto come musicista di corte e insegnante della giovane principessa.

Le novelle (o novelette, a seconda della lunghezza) prequel stanno diventando un passaggio quasi obbligato, ormai, per poter dare avvio a una nuova serie in ambito fantasy e fantascientifico; personalmente, non mi dispiace affatto avere un assaggio di quella che sarà la storia e, soprattutto, lo stile dell’autore/autrice, così da poter decidere se comprare il libro o meno con qualche certezza in più.
Quindi, passando subito al sodo: questa novelette mi ha convinta ha fare il passo successivo e prendere il libro? Direi proprio di sì.
L’episodio è breve e i personaggi non hanno molto spazio per svilupparsi, ma si riescono comunque a intuire le caratteristiche principali d’ognuno e si ha una base su cui formulare qualche ipotesi. Stesso discorso vale per l’ambientazione: si apprende che c’è una monarchia, che la musica avrà una sua importanza nel corso della storia, che alcune persone potrebbero non essere esattamente umane...
Insomma, si mette molta carne al fuoco (e io ho l’acquolina in bocca). Non vedo l’ora di conoscere meglio Seraphina e Orma, ho l’impressione che mi riserveranno delle belle sorprese.
L’unico elemento che ha reso meno avvincente questa breve lettura è stata la prevedibilità dell’intreccio, nel mio caso forse dovuta anche al fatto che, avendo letto la trama del primo libro, sapevo come sarebbe andata a finire. Tuttavia, dato che (come ho già detto) gli altri elementi erano buoni, non mi sento di calcare troppo la mano su questo aspetto; oltretutto, quando l’esecuzione è pregevole, anche un’idea già vista molte volte può mostrare un nuovo fascino. La Hartman scrive bene e credo proprio che, potendo sviluppare la trama nel corso di tutto un romanzo, il suo stile affiorerà con più forza e chiarezza.
Ultimo appunto, riguardante l’edizione italiana: mi sarebbe piaciuto trovare il nome di chi ha tradotto questo racconto nell’e-book. Ho messo il nome della traduttrice del primo libro, perché ipotizzo si siano rivolti alla stessa persona, ma non ho conferme ufficiali sul fatto che sia stata effettivamente Valentina Zaffagnini a occuparsene. I traduttori vanno rispettati e citati, sempre, anche se si tratta “solo” di e-novelle.

Voto:
stellinestellinestelline
                7,5

 

E con questo è tutto! Vi saluto e vi auguro come sempre ottime letture.

Vostra,

Cami