lunedì 4 gennaio 2010

Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde - Robert L. Stevenson

Titolo:Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde (originale:The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde)
Autore:
Robert Louis Stevenson

Anno:1886

Editore:
Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:
Attilio Brilli
ISBN:
978-88-04-50846-5

Pagine:
292

Trama:La celeberrima storia di come il dottor Henry Jekyll, a causa dei proprio studi e della volontà di raggiungere la pace interiore e la perfezione morale, creò il proprio doppio Edward Hyde. Inoltre, la mia edizione contiene anche altri due scritti: Il Trafugatore di Salme (1884) e Un Capitolo sui Sogni (1887).

Parlando di Classici, di quelli proprio con la C maiuscola, viene sempre il timore di non riuscire a contenere, nel proprio
giudizio, il peso di anni e anni di analisi da parte di studiosi ben più affermati e soprattutto quel peso insormontabile che è l'immaginario comune. Come spiega bene Joyce Carol Oates nella postfazione (tra l'altro, davvero bella; mi è parso d'aver capito un pochino di più questo libro, dopo averla letta), Jekyll e Hyde sono ormai parte della fantasia popolare, come Dracula o Frankenstein, e così anche chi non ha letto il libro sente di poter dire di conoscere la storia. Così, sappiate che scrivo questa recensione con questo pensiero in mente.

L'intruduzione, curata da Attilio Brilli, è chiara, semplice e aiuta senz'altro nella comprensione delle tematiche del romanzo; tuttavia, lo stesso Brilli si perde poi nella stesura delle note, tautologiche in maniera imbarazzante. Ad un certo punto ho smesso di leggerle, spezzavano il ritmo della storia e non mi permettavano di apprezzare come si deve lo scorrere della trama...
Trama che, nonostante mi fosse già nota, ha mantenuto un tono intrigante per tutta la durata del ro
manzo: Stevenson è bravissimo nelle descrizioni (ad esempio, le parole che usa per descrivere la nebbia di Soho sono meravigliose) e nella resa psicologica del protagonista Jekyll/Hyde, anche se possiamo entrare nel suo punto di vista solo alla fine del romanzo. In effetti questa è una delle cose che più mi ha sorpreso, perchè non sapevo che la storia fosse raccontata da punti di vista altrui; tuttavia trovo che sia comunque una scelta azzeccata, perchè nella descrizione da parte di altri ci si può rendere conto della sensazione di orrore che provoca Hyde, o dell'apparente normalità di Kekyll. Un esempio su tutti, la confessione di Lanyon, che sul finire dà i brividi (soprattutto se, come me, avete la tendenza a leggere di sera...).Proprio il dualismo del protagonista (o dei protagonisti? sono sempre indecisa tra singolare e plurale) è la colonna portante su cui si regge il romanzo. Jekyll/Hyde è per antonomasia due e uno, stesso e diverso nel medesimo istante: perchè Jekyll è Hyde, anche se le versioni cinematografiche tendono a farceli percepire come due esseri distinti. Edward Hyde, il piccolo uomo malvagio e senza connotati, è parte integrante e presente dell'insigne Henry Jekyll, che si rende conto di non-esserci quando il sè negativo prende il sopravvento, di esistere solo come refolo di coscienza vigile, ma sconfitto dalla primordialità dell'istinto troppo a lungo sopito. E tutto ciò assume una sfumatura grottesca pensando che il dottore aveva evocato il proprio alter ego per sconfiggere i difetti che gli impedivano il raggiungimento della perfezione: lo scienziato riesce a spingere fuori di sè le proprie pulsioni maggiori, ma non per questo muta in una creatura composta di soli pregi. Penso sia questo il motivo per cui viene sconfitto da Hyde: la sua creazione è male e desiderio allo stato puro, mentre lui è solo un uomo. Il dislivello è visibile senza doverci ragionare troppo.
La confessione di Jekyll spiega poi quelli che sono stati i tormenti dell'anima di quest'uomo sventurato, con una conclusione da brividi e a tratti pietosa.
Un libro bello, legato al suo tempo ma non per questo non aprezzabile: una pietra miliare, talmente conosciuta che leggerla per davvero rende la storia quasi più affascinante.

Per quanto riguarda il secondo scritto, Il Trafugatore di Salme è un racconto secondo me più horror rispetto al romanzo, che prende spunto da alcuni fatti di cronaca nera. L'inizio è ottimo: q
uella che sembra una normale serata tra amici viene sconvolta dall'apparizione di tale dottor Wolfe, conoscenza di uno degli uomini del gruppetto, che rivela così un passato oscuro. L'arrivo del vecchio amico è un climax fantastico, dove anche il lettore riesce ad immedesimarsi nel clima gelido che si manifesta durante il breve dialogo che costui ed il protagonista, Fettes (cioè l'ex amico) , intrattengono. La stessa sensazione di paura crescente si manifesterà poi al termine del romanzo, dove appare la componente "nera" che, lo ammetto sinceramente, mi ha spaventata. La descrizione del loro lavoro, il trafugare salme, è descritta in modo tale da riuscire a vedere tutto dall'alto, come spettatori ancora non a conoscenza delle trame del destino. Decisamente intrigante!

Il terzo scritto, molto semplicemente, è la Genesi di uno scrittore. Stevenson si autoanalizza con molta ironia, riconoscendo il meccanismo che permette alla propria fantasia di utilizzare la penna. Secondo me, utile per riuscire a scalfire la corazza di un autore così grande (anche se poi si scopre
che in realtà era una persona piuttosto affabile, penso).

Nel complesso, Stevenson non si smentisce: un ottimo scrittore per degli ottimi libri!

Voto:

8


Frasi e Citazioni che mi hanno colpita:

  • I suoi sentimenti crescevano con il passare del tempo, abbarbicandosi come l'edera, a prescindere dalla rispondenza che potessero avere.
  • Per quanto così doppio nell'intimo, non ero in alcun modo un ipocrita; i miei due versanti coesistevano in perfetta buona fede; e quando deponevo ogni ritegno per tuffarmi nell'infamia, ero me stesso nè più nè meno di quando mi affaticavo, alla luce del giorno, per incrementare il sapere o per portare sollievo alla sofferenza.
  • E' impossibile fare distinzioni basandoci sulle nostre esperienze; l'una è vivida e intensa, l'altra insignificante; l'una è piacevole, l'altra dolorosa da ricordare; eppure non c'è modo di dimostrare quale sia quella che definiamo autentica o quella che riteniamo frutto di un sogno. Il passato poggia su una base instabile: un altro lieve strappo nel campo della metafisica ed eccocene derubati.


Buone letture a tutti :D

Cami

4 commenti:

  1. Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde è uno dei miei libri preferiti! Difficilmente ci si ferma a pensare che è una storia inventata e di pura fantasia! La mostruosità della dualità è così carnale e viva da spingere il lettore a immedesimarsi nell'angoscia dell'uno e nella cattiveria dell'altro! Il gusto di Hyde di uccidere, il suo corpo che descrive perfettamente la sua anima, la sua animalosità che ripugna ma che allo stesso tempo ci pone dinanzi alla certezza che una parte di noi, nascosta, più primordiale è come lui, ci fa tremare dinanzi alla storia con il timore intimo che se fosse accaduto a noi la creatura che ne sarebbe uscita fuori non sarebbe stata migliore di Hyde! Io l'ho riletto più volte. Poi Stevenson ha una fluidità nella scrittura, uno stile per nulla prosaico che consente una lettura immediata. Almeno questa è la mia esperienza!

    RispondiElimina
  2. E' vero che ci può essere un po' di "imbarazzo" a parlare di classici, perchè si sente il peso di tutto quello che è stato detto nel corso degli anni. Però io leggo sempre con molto piacere le recensioni dei classici da parte dei bloggers, o comunque dei critici "non professionisti".
    Innanzi tutto sono pareri più spontanei e freschi dei critici accademici, che spesso vogliono dimostrare solo quanto sono bravi e forbiti. E poi, in un commento di un libro classico, io cerco proprio questo: capire cosa ne pensa un lettore come me, cosa trova di moderno e immortale in un romanzo che ha fatto la storia.

    RispondiElimina
  3. E'un libro che ho letto tantissimi anni fa,di seguito ad altre opere di Stevenson,allora riduttivamente considerate "per ragazzi".
    Stevenson è un grande,sia nei romanzi d avventura,sia nei romanzi storici,che nelle opere,questa ad esempio,decisamente più complesse.

    RispondiElimina
  4. letto, riletto e piaciuto tantissimo :-)

    RispondiElimina